TRIBUTO SCRITTO AL M.LLO CARLO CHIARIGLIONE

I soldati vengono visti dall’opinione pubblica come coloro che sono atti ad offendere ed essere offesi a loro volta con armi, ma poco si sa dei danni che possono essere causati da una semplice “penna” se utilizzata con malafede e slealtà. Tale forma di “attacco”, quando legittimo, è giustamente strumento utilizzato dalla giustizia militare nei casi riscontrati d’insubordinazione o qualsiasi altra forma di illecito disciplinare o penale posto in essere da parte di militari infedeli. Ma nulla o poco si sa su che tipo di “arma impropria” possa diventare nelle mani sbagliate, ovvero per scopi che sono ben lontani dall’essere ragionevolmente diretti al buon andamento della nostra amata Amministrazione Militare.
Il seguente articolo vuole raccontare una storia di vessazioni verificatesi in un tempo relativamente ristretto e con modalità simili, poste in essere contro un simbolo dello Stato, un grande soldato, amorevole padre di famiglia ed altissimo professionista, il quale, nei suoi quasi 30 anni di servizio, ha avuto come unica colpa quella di voler scalfire, come già provato da tanti altri, quell’ iceberg di omertà, soprusi ed abusi di potere. Tutte realtà queste, perpetrate da soggetti più intenti ai propri interessi e alla propria carriera piuttosto che al benessere e alla funzionalità Istituzionale delle Forze Armate. Il militare in questione è il M.llo Carlo Chiariglione.
Potrei stare qui a raccontarvi della sua encomiabile carriera, fatta di missioni, corsi e formazioni, parte dei quali come istruttore in ambiti di altissima difficoltà nelle Forze Armate, oppure delle sue esperienze nelle Forze Speciali, o ancora dei suoi diversi reparti dove ha accumulato medaglie, riconoscimenti e gratitudine a tutti i livelli. Ma per questo vi rimando al seguente link dove, passando per la sua espressione tanto bonaria e serena di uomo quanto sicura di soldatonavigato, si possono trovare maggiori informazioni: https://www.assomilitari.it/team/fondatori/carlo-chiariglione/.
Voglio invece parlarvi delle difficoltà subite e sofferte negli ultimi dieci anni, a seguito di comportamenti posti in essere da diversi soggetti che vestono la medesima uniforme e operano nella medesima Istituzione di Chiariglione. Proprio quell’Istituzione che dovrebbe rappresentare per chiunque vi lavori l’antonomasia del “porto sicuro”, quindi,fonte di conforto e fratellanza ma che, troppo spesso, diventa causa di esasperazione, sofferenze e vessazioni.
Purtroppo in diversi episodi, anche nelle ultime ore, i suicidisi verificano sempre più frequentemente nelle caserme, anche a causa dell’isolamento e lo stress che il personale in uniforme è costretto a subire. Il M.llo Chiariglione, già C.M.C.S.Q.S. dell’Esercito, ad esempio, ha subìto una serie di ritorsioni giudiziarie, basate su accuse totalmente infondate come ormai confermato da tutte le sentenze di assoluzioni già emesse. Inoltre, da una visione dei fascicoli, si è evinto che tali diffamanti e calunniose accuse erano state avanzate senza la minima traccia di indagini svolte. Tutto ciò lascia sostanzialmente da una parte un enorme elemento di stress per il personale preso di mira, e da un altro un conseguente ed enorme danno erariale per lo Stato, quindi, per le tasche di tutti noi poveri cittadini indebitamente privati di necessari risorse.
Come esempio dell’accanimento giudiziario vissuto dal Maresciallo:
- Trasferimento d’autorità da Roma a Cuneo;
- Diversi tentativi di abbassamento delle note caratteristiche, tutti impugnati e falliti a seguito di azioni formali e ricorsi;
- Demansionamenti vari;
- Danno all’immagine ed isolamento sociale, a causa delle denunce ricevute, del tutto inconsistenti;
- Varie azioni disciplinari di corpo impugnate e vinte a pieno titolo;
- Tre procedimenti disciplinari di Stato, di cui uno causante sospensione dal servizio per 12 mesi e uno risultante nella perdita del grado e congedo (annullato con ricorso straordinario al T.A.R. nel 10.10.2022);
- Decine di segnalazioni alle Procure militari, tutte archiviate;
- Sette procedimenti penali presso diversi tribunali tra militari ed ordinari, di cui sei già conclusi con assoluzioni piene e uno ancora in corso.
Da questa breve descrizione potete facilmente immaginare cosa questa persona possa aver subito, per la solita unica colpa di aver denunciato con metodi del tutto regolari e legittimi, diverse irregolarità riscontrate in servizio nei confronti di alcuni vertici, come ad esempio ritorsioni, mobbing, ISTIGAZIONE AL SUICIDIO nei confronti del personale e danni erariali.
Da qui si comprende lo spirito del M.llo Carlo Chiariglione, la sua profonda umanità, forza e conoscenza delle tematiche, nonché regole e leggi militari; comunque, nonostante tutto ciò, Carlo rimane un uomo, un padre di famiglia, un umile servitore dello Stato che ha impegnato il proprio tempo e le proprie forze per la salvaguardia delle Istituzioni Repubblicane, verso le quali tutti noi prestiamo giuramento, nonché del benessere del personale in servizio.
Distrutto nella sua integrità, umiliato e messo da parte da persone che muovono i loro sottoposti come pedine, pensando di poter fare degli altri ciò che più gli aggrada.
Gli atti amministrativi, i quali sono manifestazione e “parola” di un’autorità Istituzionale, non possono diventare una forma di offesa ingiusta contro il personale. Nel caso qui discusso, siamo ben contenti di riscontrare che una prima forma d’ingiustizia posta in essere da alcune alte sfere militari contro Chiariglione, sia stata prontamente respinta dall’attività giudiziaria attraverso una azione “terza” e rispettosa tanto delle leggi dello Stato quanto della dignità delle persone.
Ci chiediamo con sgomento, quali siano stati i presupposti fattuali e le ragioni giuridiche sulle quali si è basata l’Amministrazione militare per non ritenere doveroso un interessamento nei confronti di procedimenti e provvedimenti disciplinari sempre riscontrati, uno dopo l’altro, puntualmente irregolari e illeciti. Al contempo vorremmo chiedere all’Amministrazione quale ratio ed iter logico giuridico abbia seguiti per porre in essere uno sperpero erariale tanto oggettivo quanto consistente, senza riscontrare alcun dubbio e perplessità. Danno erariale peraltro costruito sulla sofferenza di un lavoratore. Sembrerebbero evidenti enormi profili d’illegittimità sui quali dovrebbero indagare le Autorità Giudiziarie competenti.
Si vuole ricordare che le pubbliche amministrazioni, delle quali le F.A. fanno parte, sono soggette senza alcuna remora ai PRINCIPI COSTITUZIONALI di legalità, imparzialità, buon andamento e ragionevolezza, del tutto assenti nei confronti di Carlo, nonché di ulteriori principi di stampo Europeistico che richiamano quelli già fondanti il nostro ordinamento, come il principio di CERTEZZA DEL DIRITTO.
Si chiede al Ministro in primis, nonchè al Governo, di vagliare queste situazioni gravissime ed infondate e di regolare, secondo le leggi già predisposte (l. 241/1990 e ss) il buon andamento dell’amministrazione della difesa in questi frangenti non cosi chiari agli occhi di tutti.
Mario B.B.