STATI GENERALI SINDACATI MILITARI

IL SILME TRA I PROMOTORI DELL’EVENTO, CONFERMA LA PROPRIA CONVINZIONE SULLA SINDACALIZZAZIONE DELLE FORZE ARMATE E FORZE DI POLIZIA AD ORDINAMENTO MILITARE

Se dovessimo fare un serio esame di ciò che sta avvenendo in questo Paese in merito al riconoscimento del diritto sindacale al personale militare, dovremmo scrivere decine di articoli, che apparirebbero come i necrologi delle pagine dei giornali, ovvero la descrizione della morte di tutti quei partiti amici e parenti dei militari italiani, che quando ne hai bisogno ti vengono a cercare ma quando ne hai bisogno tu, tengono famiglia.

Negli ultimi 30 anni si dibatte continuamente su questo tema e tutti gli schieramenti politici hanno espresso la loro opinione e presentato valanghe di proposte di legge, che inevitabilmente tali rimangono.

Dopo la sentenza n. 120 del 10 Aprile 2018 della Corte Costituzionale, che richiama l’Italia a rispettare la Carta Sociale Europea, ovvero di dare anche ai militare italiani la possibilità di dotarsi di organizzazioni sindacali per la tutela e la contrattazione economica, abbiamo assistito ad un teatrino degli amici e dei parenti, che sperando nell’eredità del voto, hanno cominciato a preoccuparsi di quel personale militare, che ogni giorno garantisce a loro e alle loro famiglie, sicurezza e tranquillità, promettendo l’adozione delle prescrizioni derivate dalla sottoscrizione dei trattati internazionali adottati dal nostro Paese.

Come sempre la politica prima promette, poi approva tutt’altro, infischiandosene di leggi, regolamenti, regole internazionali, sentenze della Corte Costituzionale, dell’Europa ma soprattutto della dignità del personale militare, agevolando sempre e comunque lo status quo di qualcuno a discapito di altri.

Ci vuole uno stomaco di ferro ad ascoltare senza rimanere allibiti le esternazioni di alcuni politici che fanno il verso agli stati maggiori (lo scrivo volutamente in piccolo), specie quando per negare o limitare la sfera di tutela dei sindacati, si inventano le cose più assurde e ridicole, specie quando parlano del mantenimento della disciplina e del buon funzionamento delle forze armate.

Le professioni dei politici italiani. www.forbes.it

Come se il funzionamento delle istituzioni passassero per uno stato di malessere di chi ne fa parte (a parte l’alta dirigenza naturalmente), come dire decido io se stai veramente male o no, decido io se hai diritto o no, decido io se le tue richieste sono legittime o no.

Gioco facile con il basso profilo della politica odierna, che evita come la peste di entrare veramente nel merito delle questioni e si affida a consulenti che sono sempre gli stessi (generali in servizio o peggio ancora in pensione) e il risultato finale è scontato sempre, cosa volete che vi potranno mai dire questi signori? Che la sindacalizzazione porta al caos, alla insubordinazione, al cattivo funzionamento dell’Esercito o di altre forze armate.

In realtà, come ho già scritto altre volte, la paura dei vertici militari non è l’insubordinazione ma la perdita del potere economico che detengono dall’entrata in vigore della scellerata legge sulla parametrazione stipendiale, compreso il controllo incondizionato ed insindacabile degli emolumenti per la corresponsione dello straordinario, la possibilità di instaurare un procedimento disciplinare di stato, le ancora inutili note caratteristiche che non si basano affatto sulla meritocrazia ma sulla soggettività del comandante di turno, i trasferimenti per incompatibilità ambientale, gli elogi per premiare i propri “protetti”, gli encomi per accedere a carriere o premiazioni di grado, sorpassando il mondo con una 500 degli anni 70.

Il mondo cambia, loro no, continuano imperterriti ad indossare l’uniforme del regio esercito, della regia marina, della regia aeronautica, del regio corpo dei carabinieri e della regia guardia di finanza, una eterna rappresentazione teatrale di un mondo che non c’è più, un museo vivente, una favola che si vuole ancora raccontare per far credere che solo l’onore del rango potrebbe garantire l’ordine e la disciplina, che solo l’incondizionato parere del comandante garantisce l’esecutività dell’ordine emanato, che solo premiando chi fa quello che dicono loro tutto funzioni perfettamente.

Se questi atteggiamenti così assurdi e ridicoli riescono ancora a convincere la politica, qui ci sono due condizioni, o la politica è completamente digiuna delle dinamiche interne, oppure se ne fregano altamente delle condizioni di impiego dei militari italiani e si fanno ammaliare da quei tratti così aristocratici e blasonati di generali attempati che li invitano a prendere un caffè dimostrando tutta la loro magnanimità e bontà da padri di famiglia.

La politica (quella fatta da chi non ha cultura, non conosce la storia, non ha una conoscenza del diritto costituzionale e internazionale) cede a questa manifestazione di esternazione in pompa magna di uno status da favoletta, da teatrino del ridicolo perchè non si preoccupano di guardare oltre, di conoscere la realtà dello stato dell’arte, anzi si affida, come per esempio ad un avvocato che prima di essere eletto era uno che di militare non ne sapeva niente o poco più, poi diventa addirittura un esperto del diritto militare per divina concessione e propone una riforma del sistema giudiziario militare, che prevede anche di entrare nella sfera privata del malcapitato militare e forse se avrà ancora tempo inserirà un articolo dove ogni comandante avrà diritto al “ius primae noctis” scherzando naturalmente ma visti i tempi ci si aspetta di tutto.

La politica di uno Spadolini, di un Valdo Spini, di un Sandro Pertini, di un Mino Martinazzoli che mettevano i generali al loro posto e facevano veramente politica è finito, oggi abbiamo quelli che sono eletti ma non sono “eletti” (parafrasando il film Matrix).

Se una categoria di lavoratori, quella militare ma potremmo dire una qualsiasi arriva al punto di dover protestare per far valere i propri diritti, vuol dire che il Parlamento non fa quello per cui è stata eletto, anzi addirittura riesce anche a legiferare contro quello che ha deciso qualche tempo prima quando in pompa magna, ripetendocelo come un mantra, l’ITALIA è EUROPA, ma solo per fini elettorali, perchè poi dell’Europa, se scegli solo quello che ti fa comodo, non te ne frega proprio niente.

E’ comunque ridicolo e umiliante dover protestare per far applicare una norma di rango costituzionale a chi dovrebbe vigilare legiferando in piena aderenza alla Costituzione e preso atto che molti parlamentari sono anche avvocati, c’è da preoccuparsi e tanto.

Ma noi siamo combattenti, ci avete abituato a lavorare senza sentire la fatica, senza lamentarsi, senza avere paura della morte, della malattia, del disordine, tralasciando anche gli affetti familiari, personali e se dobbiamo protestare per far valere i nostri diritti, ci assumeremo anche questa responsabilità, non sia mai che andando in una caserma in compagnia di un generale consulente, si rifiuti di offrirvi un caffè.

Non sia mai, questa umiliazione non ve la facciamo subire, ci prendiamo noi la vostra responsabilità e lo faremo RISPETTANDO LA NOSTRA COSTITUZIONE COME SEMPRE ABBIAMO FATTO, perchè qualcuno la dovrà pur rispettare.

Giuseppe Pesciaioli

Segretario Nazionale del SILME

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