STRADE SICURE, PROSPETTIVE

CONDIZIONI DI LAVORO E DI VITA CONSEGUENTI AL DISAGIO LAVORATIVO

Graduati 3^ parte a cura di Gennarino Frega

Nella vita lavorativa di ogni militare, ciò che spesso viene sottovalutato è l’attribuzione del compito di “dover garantire a tutti costi una elevata prestazione”.

Esistono delle indicazioni di massima, che indicano quali sono gli accorgimenti psicologici da seguire per una corretta e proficua “gestione dello stress”, esiste una vera e propria “curva dei livelli di stress “che diminuisce o aumenta a seconda del carico di lavoro a cui viene sottoposto il militare: buoni livelli di stress consentono di eseguire delle ottime prestazioni atletiche o lavorative, ma eccessivi e prolungati livelli di stress provocano l’aumento dei livelli di cortisolo (il cosiddetto “ormone dello stress”) e di conseguenza un calo delle prestazioni, un aumento della stanchezza e una diminuzione dei riflessi che si riflettono proprio sull’attività lavorativa e sullo stato di salute fisica e psicologica del militare.

Non sono da escludere conseguenti danni psicologici, in quanto il militare non può essere considerato come un “robot” ma deve essere considerato come una persona umana, che ha dei punti di forza ma anche delle fragilità, che hanno bisogno di essere sostenute, per lavorare nelle migliori condizioni possibili.

Negli anni scorsi si sono registrati dei casi di suicidio di militari mentre svolgevano la loro attività lavorativa. Le conseguenze del carico di lavoro al quale vengono sottoposti i militari non devono essere sottovalutate.

In particolare, alcuni di questi eventi si sono verificati nell’ambito dell’Operazione “Strade Sicure” che dal 2008 si occupa di dare sostegno alle forze dell’ordine nella pubblica sicurezza e nella vigilanza di siti sensibili.

Esistono delle problematiche relative allo svolgimento del servizio che dovrebbero essere prese in considerazione se davvero si vuole fare qualcosa di concreto per migliorare la situazione lavorativa dei militari.

L’operazione “Strade Sicure” ha assunto sempre di più le caratteristiche di un servizio di vigilanza continuativo H24 soprattutto per quel che riguarda i siti sensibili all’interno del territorio nazionale.

immagine tratta dal sito https://militarynewsfromitaly.files.wordpress.com/2021/11/8.-militari-dellesercito-a-sicurezza-del-g20.jpeg

Per i militari questo comporta l’allontanamento dal proprio luogo di lavoro abituale, quindi dalla propria dimora abituale.

Questa condizione costringe inevitabilmente i militari a sacrificare parte della propria vita personale, in virtù della propria specificità lavorativa.

Ma il problema non è questo bensì il fatto che esiste un margine di miglioramento della qualità della vita lavorativa dei militari nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure”, in modo da compensare una parte dell’aggravio di lavoro, nello svolgimento del servizio di vigilanza fissa dei siti sensibili.

Con cadenza annuale o biennale, i militari, in virtù del loro status, possono essere impiegati su tutto il territorio nazionale e anche all’estero.

Ad esempio, nell’operazione Strade Sicure si potrebbe aumentare al contempo la sicurezza e allo stesso tempo tenere sempre alta l’attenzione nella vigilanza del sito sensibile, consentendo a determinate condizioni di sedersi a turno presso un gabbiotto munito di “vetro anti-proiettile” e di una fonte di “riscaldamento” (soprattutto nelle ore notturne della stagione invernale).

In questo modo si garantirebbe anche l’incolumità dei militari che spesso hanno come unico riparo soltanto un mezzo militare, non adeguato ad una copertura balistica in caso di attacco armato e non adeguato a ripararsi in condizioni meteo particolarmente rigide, come pioggia, vento forte e basse temperature, soprattutto nell’arco notturno.

L’introduzione di apposite garitte (opportunamente riscaldate) garantirebbe un’adeguata copertura balistica in caso di attacco da arma da fuoco e darebbe la possibilità di sedersi ad intervalli di 1 ora per ognuno dei militari, dettaglio non trascurabile che permetterebbe il mantenimento di un’efficienza operativa nello svolgimento del servizio.

Tutto questo per salvaguardare la salute fisica e psicologica dei militari, permettendo loro di lavorare in condizioni più dignitose.

Stare in piedi 6 ore sul posto nello svolgimento di un “servizio regolato da consegna” vuol dire ridurre una persona ad uno stato di coercizione fisica e mentale, che mette a dura prova lo stato di salute dei militari e questa conseguenza può essere attenuata con dei piccoli accorgimenti che darebbero soltanto più dignità al lavoratore militare.

ESSERE UN MILITARE NON E’ UN LAVORO COME GLI ALTRI, E’ UN’ESPERIENZA DI VITA TOTALIZZANTE, DOVE DAL PRIMO GIORNO TI INSEGNANO CHE DEVI SEMPRE GARANTIRE UNA “PRESTAZIONE” AL FINE DI RAGGIUNGERE UN DETERMINATO OBIETTIVO.

QUESTO OBIETTIVO PUO’ CAMBIARE DI VOLTA IN VOLTA, UN PO’ COME UNA CORSA AD OSTACOLI, DOVE GLI OSTACOLI PERO’ NON FINISCONO MAI.

QUELLO CHE NON VA SOTTOVALUTATO E’ L’IMPORTANZA DEL “FATTORE UMANO” PERCHE’ È PROPRIO GRAZIE A QUEL “FATTORE UMANO” CHE VIENE GARANTITA LA TUTELA E LA SALVAGUARDIA DELLE LIBERE ISTITUZIONI.

COSÌ COME RECITA IL GIURAMENTO DI OGNI MILITARE:

<< GIURO DI ESSERE FEDELE ALLA REPUBBLICA ITALIANA, DI OSSERVARNE LA COSTITUZIONE E LE LEGGI E DI ADEMPIERE CON DISCIPLINA E ONORE TUTTI I DOVERI DEL MIO STATO PER LA DIFESA DELLA PATRIA E LA SALVAGUARDIA DELLE LIBERE ISTITUZIONI” >>

Autore: Gennarino Frega 07/02/2022

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