COCER, ma quanto mi costi?

QUELLE SPESE DEL COCER COSI’…….. NECESSARIE

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Non è una novità eppure ogni volta ci fanno rimanere stupiti quelle cifre a sei zeri necessari a mantenere il calderone della rappresentanza militare.

Un calderone che sperpera milioni di euro per le trasferte dei delegati, che dovranno spremersi le meningi per fare delibere così articolate, che poi preferiscono fare un sunto di poche righe in un comunicato stampa o in una preghiera al proprio Capo di Stato Maggiore.

Come diceva Fausto Leali, pittore ti voglio pregare mentre dipingi l’altare, tra tutti gli angeli ti prego, fanne anche uno nero.

La sindrome di Calimero, piangersi addosso con 63 parole (una sillaba per ogni delegato) che recita più o meno sempre la stessa preghiera, siamo piccoli, brutti e sporchi, nessuno ci caga, siamo fedeli all’istituzione, viva i generali e nel prossimo contratto vogliamo le caramelle.

Intanto sono passati 26  anni da quel fatidico 1995 e la previdenza complementare ancora non è decollata e con quei 3-4 milioni di euro di spese per il mantenimento del COCER (104.000.000 di euro circa in 26 anni), altro che esperti in diritto o della finanza per fare una bozza di richiesta per aprire un tavolo tecnico e formalizzarla.

E si, se si fa una semplice somma algebrica approssimata, avremmo anche una cifra per farla decollare questa benedetta pensione complementare.

La legge 8 agosto 1995, n. 335, recante la Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare, ha sancito il cambiamento dei trattamenti previdenziali con il passaggio retributivo a quello contributivo.

E non mi ricordo a memoria d’uomo scioperi della fame o prese di posizione forti, se si va a ritroso nel tempo, il contratto che chiede di aprire le trattative è quello del biennio 1999-2001, l’art. 24, del DPR255/1999, definiva le modalità esecutive della istituzione della previdenza complementare ma poi cosa si è fatto? Nulla.

Una sentenza del TAR Lazio la N.12874/2009, rigetta il ricorso presentato da 590 Carabinieri per difetto di giurisdizione, in quanto materia della Corte dei Conti e non dei Giudici Amministrativi (quindi ben 13 anni fa) e nel frattempo ne sono stati fatti altri ma la sostanza non cambia, anzi si aggrava imputando la responsabilità del mancato avvio della previdenza complementare al COCER e ai sindacati, che non avrebbero mai richiesto l’apertura del tavolo tecnico e strano ma vero è così se vi pare, diceva Luigi Pirandello e lo diciamo anche noi.

Certo esistono ambiguità interpretative e inadempienze da ambo le parti (Governo e parti sociali) ma resta il fatto che poco si è fatto per arrivare ad una definizione della materia.

Fatto sta che ad oggi gli unici che guadagnano da questo ginepraio di responsabilità rimbalzate, sono gli avvocati e alcuni delegati del COCER (non tutti, quelli in servizio su Roma sono sfigati quanto gli altri ma responsabili nella stessa misura), non certo i sindacalisti

L’era dei generali nominati a Presidente dei Cocer di forza armata e interforze, a partire dal 2002, fu una perfetta riproduzione della linea di comando all’interno della rappresentanza militare, inaugurò il ventennio dei generali, che avevano ben capito che dopo i fatti dell’8° mandato COCER, bisognava prendere in mano le redini delle decisioni per nome e per conto di loro stessi.

E quale miglior anestetico se non quello dei trasferimenti d’autorità e il lauto compenso di missione ai delegati lasciati liberi di auto organizzarsi in quel consiglio a produrre carta straccia?

Carta straccia che costa a noi tutti qualche milione di euro che potrebbero essere destinati a migliorare le condizioni di lavoro del personale militare con fatti più concreti rispetto al lagnoso Calimero.

Giuseppe Pesciaioli

Segretario SILME

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