LA PROSTITUZIONE POLITICA E’ LA PEGGIORE FORMA DI PORNOGRAFIA, CHE ATTRAVERSO IL VOTO DI COMODO, DETERMINA UNA VIOLENZA GRATUITA CHE GRAVA SU TUTTI.

Parlamento in seduta comune

Perché, allora, non credere anche alla restrizione delle libertà di tutti i cittadini per l’efficienza del Paese?

Fortunatamente, la storia dimostra l’errore di tale ragionamento.  La chiave del successo militare è altrove: nella determinazione morale risultante dagli ideali condivisi dai combattenti e dalla società da cui provengono.  Il principio vale sotto qualsiasi regime politico, ma, in democrazia, il valore cardine si può riassumere in una parola: libertà! 

Questa storia che il Machiavelli viene ancora preso come spunto per un manuale di sopravvivenza del potere e che sia stato adottato da ogni governante (democratico o meno), ha avvelenato le nostre vite, traducendole a mere spettatrici di una commedia, pagando il prezzo del biglietto (il voto) solo che, a differenza di una rappresentazione teatrale che dura un’ora, questa dura finché un trauma sociale non sovverte lo stato delle cose, anche se negli ultimi anni la machiavellica macchina oligarchica è diventata sempre più brava a cavalcare l’onda del cambiamento, mimetizzandosi camaleonticamente nelle pieghe delle novità politiche, rigenerando se stessa anche più forte di prima.

E’ la sintesi del ”Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” di Gattopardiana memoria.

E quale miglior strategia se non quella di un nuovo partito con politici che provengono da un altro, magari stilizzando nuove visioni uguali alle prime, diventando esso stesso sostenitore della medesima politica adottandone non solo i metodi, ma addirittura la cultura del pregiudizio?

La nuova legge sulla sindacalizzazione delle forze armate italiane è un esempio tangibile di prostituzione politica.

La legge è stata osteggiata in diversi suoi punti in particolare dal centrodestra e dalla destra: la Lega e Forza Italia hanno contribuito a modificare il testo in senso sempre più restrittivo, presentando emendamenti che hanno progressivamente limitato la possibilità dei militari di ricorrere alle tutele dei sindacati, e in molti casi il centrosinistra li ha approvati senza fare molto clamore”. (tratto da Il Post )

Dalla proclamazione dell’allora PD con la Pinotti favorevole alla sindacalizzazione del personale militare (quando era all’opposizione naturalmente), il M5S favorevole, Fratelli d’Italia decisamente contraria (infatti chi candida a Ministro della Difesa? Un generale!), Forza Italia favorevole ma non troppo, Lega contraria e così anche la miriade di partiti scissionisti riconvertiti, il risultato è stata una legge sui sindacati militari, che recita ”Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” per non cambiare.

“Fratelli d’Italia si asterrà su questo provvedimento anche se saremmo tentati di votare contro. Abbiamo portato in Commissione il nostro contributo di idee e valori ma non ci avete ascoltato. Non scaricate sulle opposizioni tutto quello che non siete riusciti a fare perché abbiamo proposto diversi emendamenti che sono stati bocciati. Noi come Fratelli d’Italia continuiamo a sostenere che ci dovrà essere una verifica su questa legge perché alle forze armate serve altro.” Deidda Fratelli d’Italia

E ci resta difficile scegliere chi votare, perchè la nostra classe politica è tutto e il contrario di tutto, afferma se stessa per poi smentirsi.

È la libertà la principale forza degli eserciti democratici.  La sua assenza porta alla sconfitta, nel migliore dei casi a vittorie di Pirro” (Le Monde)

Il personale delle forze armate è dibattito sul quale si ci sofferma con proclami, mai con soluzioni, con superficialismo, mancanza di cultura e conoscenza specifica (Spadolini, Accame, Moro, Martinazzoli ed altri politici della prima Repubblica in confronto erano giganti).

Insomma candidano i Generali a discapito di tutto il resto e c’è anche chi li identifica come papabili nuovi Ministri della Difesa. (bisognerebbe votare una legge che vieta agli alti dirigenti militari di potersi candidare o ricoprire cariche esecutive, perchè per legge sono e rimarranno generali a vita, diciamo una sorta di incompatibilità, di pudore, di opportunità, di buon senso), quando è cosa risaputa in tutto il cosi detto mondo civilizzato fondato sulla cultura del diritto e della democrazia, che il connubio generali e politica non è la soluzione, bensì il problema.

Allora la pornostar che fa una scelta di vita, diventa grave lesione del pubblico pudore e intacca fortemente la sensibilità di chi poi magari le stesse cose le fa in privato, mentre l’ipocrisia della politica, il suo camaleontico prostituirsi all’opportunità del momento, assume la connotazione di una virtù (ipocrita).

E’ vero, c’è modo e modo di fare la pornostar, la differenza sta nel farlo alla luce del sole e non in una camera d’albergo sotto false generalità o sotto l’egida di partito.

E allora gloria ed onori a chi invece di nascondersi sotto false spoglie, veste della sola propria pelle.

I Generali Ministri della Difesa non devono servire a far funzionare le forze armate, per quello ci vorrebbe un pò più di serietà e di controllo da parte della politica (quella vera) ma non va sottaciuto che i generali che fanno i ministri della difesa si hanno in due specifiche condizioni, in guerra o in dittatura, oppure in Italia, eccezion fatta per De Gaulle nella Francia del dopoguerra per la crisi Algerina (anche se bisogna proprio dirlo, i politici delegati dai partiti spesso si dimostrano dei prestanome e nulla più).

Il 25 settembre si voterà il “nuovo” Parlamento, non vi viene da ridere? Nuovo? In che senso? Rinnovo del contratto senza clausole e cospicue liquidazioni?

E la POLITICA?

Quella è morta, ha lasciato il posto ai Club dei faccendieri, ai “bookmaker”, a managerini d’azienda per concessione paterna, a trombati che si ritagliano piccoli spazi da accattoni.

La POLITICA che faceva POLITICA è stata sostituita da tecnici che fanno i tecnici. Quindi votiamo i politici che non sanno fare POLITICA per poi sostituirli con i tecnici che non abbiamo votato.

Il risultato è una perenne precarietà, una mancanza di prospettive, una incapacità di programmare, un eterna insicurezza, UN MACHIAVELLISMO genetico e la scusa per ribaltare le cose alla prima occasione utile.

Nessuno parla di soluzioni, tutti parlano di problemi. Siamo alle chiacchiere da bar.

Ma le forze armate italiane hanno un urgente bisogno di essere riformate nelle sue più profonde radici, nella capacità di saper amministrare e gestire in chiave moderna una complessa macchina fatta di identità umane a cui dare una risposta e un riconoscimento di cittadino lavoratore, eliminando stratificazioni di status, tagliando una volta per tutte quella tela immaginaria collettiva a favore di una rinnovata visione sociale del militare moderno, e ristabilendo quei valori repubblicani e democratici (tra l’altro mai compiutamente attuati) a favore di una rinnovata visione sociale del militare moderno.

Peccato che il sindacato militare non può suggerire ai propri iscritti chi votare, ma anche se si potesse non ci sarebbero riferimenti politici e partitici da indicare.

Segretario Generale SILME

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